Pensate al disagio di un italiano all’estero (capita di essere interpreti o bersagli di come vanno le cose) che apprende che il Parlamento del suo Paese si appresta a discutere (tra l’altro) sulla promulgazione di una legge che porta il nome stepchild adoption – vocabolo composto che (mettiamoci forse) neppure la metà dei parlamentari saprebbe spiegarne il significato nella lingua della parola medesima.
                          
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